Testo argomentativo
ARGOMENTO:
L’amore sacro e l’amore profano.
L’amore può
essere di due tipologie: amore sacro e amore profano. Questi sono molto
differenti tra loro e per capire al meglio le caratteristiche che li
distinguono è necessario rifarsi alla letteratura, in maniera particolare
quella del Duecento italiano, in cui l’amore era il tema principale. Ma andiamo
con ordine. In questo periodo a Firenze, che è all’avanguardia nello sviluppo
economico, sociale, politico e culturale e sta diventando uno dei principali
centri di cultura della penisola, nasce una nuova tendenza poetica, il “dolce
stil novo”. I principali esponenti di questa nuova corrente letteraria sono i
fiorentini Dante Alighieri, Guido Cavalcanti, Dino Frescobaldi e Cino de’
Sigibuldi. Questi hanno una forte e spiccata personalità e costituiscono una
cerchia di spiriti eletti, orgogliosi della propria “altezza d’ingegno” che
esclude i ceti inferiori; al centro dei loro componimenti vi è un amore
impossibile, spirituale, divino: l’amore sacro. Esso è definito in questo modo
perché gli stilnovisti amano una donna spiritualizzata, considerata come un
angelo sulla terra, dispensatrice di salvezza. Questa, con il suo salvifico
saluto, porta felicità al poeta innamorato. Inoltre, nello Stilnovo,
l’attenzione si concentra sull’interiorità dell’amante e, quindi, gli effetti
che l’amore produce su di esso. Questo fatto può essere ricollegato alle poesie
dello stesso stilnovista Guido Cavalcanti, che trattava dell’amore come
qualcosa che provoca sofferenza, dolore e disperazione. Con Dante Alighieri,
sicuramente il più importante fra tutti gli stilnovisti, si può comprendere al
meglio l’esempio di “amor sacro” attraverso la sua opera (successiva al suo
distacco dagli ideali stilnovisti), composta tra il 1293 e il 1295: è la Vita
Nuova, in cui celebra e loda con le sue dolci e raffinate rime la donna di cui
si innamorò perdutamente a soli nove anni, Beatrice. L’opera, che rappresenta
la raccolta delle rime più significative scritte in precedenza, è suddivisa in
tre parti: nella prima si tratta degli effetti che l’amore produce sull’amante,
nella seconda la lode verso la donna e nella terza la morte della
“gentilissima”; a queste tre parti corrispondono tre stadi dell’amore: il primo
si rifà agli ideali cortesi in cui l’innamorato spera in una ricompensa per il
suo amore da parte della donna, ovvero il saluto; il secondo è un amore fine a
sé stesso, perché l’uomo non ama più la donna per averne qualcosa in cambio ma
esclusivamente per lodarla e contemplarla; il terzo, infine, rappresenta
sicuramente lo stadio più significativo, che rispecchia perfettamente l’amore
sacro: l’amore mistico. In esso l’amore per la donna innalza l’anima sino alla
contemplazione verso Dio; infatti Dante, dopo la morte di Beatrice, ha ceduto
alla tentazione di altre donne, ma una visione di Beatrice gli fa tornare in
mente i pensieri di questa e un’ ”intelligenza nova” occupa la sua anima, che
solo in questo modo potrà raggiungere l’Empireo, il divino, la tanto sperata
beatificazione nei cieli al cospetto dell’Altissimo. Queste, quindi, le
caratteristiche dell’amore sacro. Per quanto riguarda invece l’amore profano, è
necessario tornare indietro di qualche anno rispetto allo Stilnovo e
soffermarsi nella corte siciliana di Federico II, dove i poeti attivi presso
quest’ultima utilizzano il loro idioma locale, seppur depurato e nobilitato,
creando la prima poesia d’arte in volgare italiano. Nasce così la scuola
siciliana, che riprende i procedimenti stilistici e le forme metriche dei modelli
provenzali, concentrandosi esclusivamente sulla tematica amorosa, trattata
secondo i canoni dell’ideale cortese. Nella poesia siciliana ricorrono, quindi,
i temi tipici dell’amore cortese: l’omaggio feudale alla donna, cantata come
depositaria di ogni virtù e di ogni pregio di fronte alla quale l’amante si
professa umile servitore; la donna viene lodata per le sue doti fisiche e
spirituali, per la sua superiorità sulle altre donne e per la sua bellezza,
paragonata agli astri, ai fiori, alle pietre preziose. Inoltre, il poeta spera
di ottenere una ricompensa in cambio del cosidetto “servitium amoris”, non rivela
l’identità del proprio amore per timore dei malparlieri (“donna dello
schermo”), prova dolore e sofferenza per le gioie d’amore andate perdute. I
poeti siciliani più noti sono Pier della Vigna, Guido delle Colonne e Jacopo da
Lentini, senza dubbio il maggiore esponente della scuola siciliana, inventore
della forma metrica del sonetto. Uno dei più importanti da lui composto è
“Amore è uno desio”, in cui tratta della fenomenologia dell’amore, cioè i modi
del suo nascere e manifestarsi: Jacopo da Lentini afferma che la passione
amorosa è generata dalla vista della bellezza femminile, il cuore è il luogo da
cui si sprigiona il sentimento amoroso e gli occhi sono quelli che lo
trasmettono. Dunque, tutte queste caratteristiche e quelle della scuola
siciliana in generale contribuiscono a dare un’idea dell’amore profano che, in
questo caso, a differenza dell’ideale stilnovista, rappresenta appunto un amore
terreno, in cui la donna è paragonata alle bellezze della natura, quindi pur
sempre terrene, come i fiori e le pietre preziose; si rifà cioè agli ideali
dell’amore cortese e, come tale, è anche un amore adultero, che si svolge
rigorosamente al di fuori del vincolo coniugale. L’amore è quindi una passione
esclusiva ed esaltante ed è per questo motivo che nasce un conflitto tra amore
e religione, tra culto per la donna e culto per Dio. È normale, dunque, che di
fronte a questa realtà la Chiesa condanni l’amore cortese come fonte di peccato
e perdizione, perché per la Chiesa l’amore profano proprio è questo, un amore
carnale, lussurioso, passionale, gravido di peccato. L’amore sacro e l’amore
profano sono, quindi, da sempre stati protagonisti della letteratura, oggetto
di discussione filosofica, ma anche fonte d’ispirazione per scrittori,
musicisti e artisti di tutti i tempi. Gli esempi a riguardo si dilungano sino
all’infinito; tanto per citarne uno in campo musicale, il grande cantautore
italiano Fabrizio de Andrè con la sua “Bocca
di rosa”. Vorrei, però, analizzare un esempio di interpretazione dell’amore
sacro e dell’amore profano, secondo me di straordinaria efficacia, nell’arte: “Amor sacro e Amor profano” di Tiziano. Il
dipinto, conservato a Roma nella Galleria Borghese e risalente al 1515 circa,
rappresenta due splendide ragazze, una vestita e l’altra seminuda, tanto simili
da sembrare gemelle. Queste, sedute su un sarcofago aperto (che è anche una
fonte d’acqua), alludono alla coincidenza tra “castità (pudicitia) e sessualità (voluptas)”
intimamente radicata nel matrimonio e celebrata da un giovane Tiziano anche
attraverso le figure di Cupido che mescola le acque della fontana. Il tema
centrale del quadro è la celebrazione dell’amore: profano, rappresentato dalla
donna vestita, e sacro, rappresentato dalla donna seminuda. Bellezza e piacere
si fondono, dunque, in uno splendido e incantevole dipinto, con un suggestivo
sfondo in cui si intravede una città, dei cavalieri a caccia e dei pastori. Per
concludere, al giorno d’oggi non esiste in realtà una vera e propria
distinzione tra amore sacro e amore profano, o meglio, tra noi non ci si
sofferma a “condannare” al patibolo una persona perché “pecca di lussuria”,
come si direbbe invece nel Medioevo. La Chiesa moderna forse è ancora, come ai
vecchi tempi, l’unica a polemizzare sull’ amore carnale prima del matrimonio, i
rapporti omosessuali e quant’altro di simile, come d’altronde è giusto che sia,
in quanto essa, come ho già detto, privilegia l’amore verso Dio. Una cosa è
certa: il nostro è prevalentemente un amore profano: riusciremo a purificare la
nostra anima dalla tentazione della lussuria senza sprofondare nella cerchia
dei lussuriosi, che Dante visitò con il suo viaggio ultraterreno nell’Inferno?