giovedì 28 febbraio 2013

Testo argomentativo Roberta.

Argomento: l'amore sacro e l'amor profano.

Con il progredire della società e della cultura, già nel Medioevo, si sviluppano due tipologie dell'amore totalmente differenti fra loro: l'amore sacro e l'amor profano.
Nel primo caso si parla di un sentimento che non trova soddisfazione nella carne. Al contrario, è puro, con un grande valore morale ma è soprattutto legato a Dio.
Nell'altro caso si parla invece del sentimento che si esalta nella fisicità. E' passionale, carnale e fortemente condannato dalla Chiesa come fonte di perdizione e di peccato.
L'amore sacro è il tema principale dello Stilnovo, nato a Firenze a fine Duecento.
Il sentimento è definito in questo modo perchè l'amante non ama più la donna per ottenere qualcosa in cambio, ma diviene fine a sé stesso.
L'appagamento consiste solo nel contemplare e nel lodare la donna che nel frattempo è diventata un angelo, intermediaria tra Dio e l'uomo.
In questo caso, si parla anche di amore mistico che innalza l'animo sino alla contemplazione del cielo. Il sentimento qui descritto si innalza a un livello ben superiore a quello dei trovatori della lirica cortese. Non è più una passione terrena e non si limita a ingentilire l'uomo: è la forza che muove tutto l'universo e che porta le creature sino al ricongiungimento con Dio.
Due dei principali sostenitori dell'amore sacro sono i poeti Guido Cavalcanti e Dante Alighieri.
Il primo, nonostante considerasse l'amore come una forza devastante, in molti dei suoi sonetti e in particolare in "Chi è questa che vèn, ch'ogn'om la mira" assimila la donna a Dio, l'essere infinito e assoluto, di cui non è possibile per l'uomo avere conoscenza totale.
Cavalcanti, inoltre, conferisce alla figura femminile le caratteristiche della divinità.
Per quanto riguarda Dante, egli definisce Beatrice, la donna amata, in un modo straordinario, come colui venuta dal cielo per compiere dei miracoli.
Inizialmente, egli l'amò secondo i canoni dell'amor cortese, cantando la dolcezza del suo sguardo, la grazia e la modestia dei suoi gesti. 
Presto, tuttavia, quell'amore acquisisce un significato diverso, più profondo, libero da ogni legame con la realtà terrena.
Dante non nutre angoscia sulle sorti della sua amata, sapendo bene che per la sua bontà, per la sua pietà e per il suo impeccabile comportamento si è guadagnata un posto in Paradiso, dove cerca di aiutare il poeta quando si trova perduto nella selva oscura.
L'amore profano è invece presente nella letteratura cortese e appare per la prima volta nel XII secolo con la poesia dei trovatori provenzali.
La donna, qui, è vista dall'amante come un essere sublime e irragiungibile. L'uomo, pertanto, si pone in un atteggiamento di inferorità al suo cospetto.
Nella sua totale devozione, l'amante non chiede nulla in cambio delle sue azioni. L'amore è inappagato, ma non si tratta di un sentimento platonico e spirituale, anzi, presenta delle note sensuali.
Si tratta di un amore adultero, che si svolge rigorosamente al di fuori del vincolo del matrimonio. E' una passione esclusiva, totale, esaltante, difronte a cui tutto si svaluta tant'è che si parla di "culto della donna" e di "religione dell'amore". In questo modo nasce un conflitto tra amore e religione, tra culto della donna e culto per Dio.
La Chiesa condanna l'amore cortese, e quindi profano come fonte di perdizione e di peccato perchè allontana l'uomo dalla fede e quindi dalla divinità.

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